“È un piccolo grande passo aspettando una migliore e più adeguata regolamentazione del settore. Ci sono tantissimi malati cronici e in fase terminale che pur avendone diritto ancora non riescono a seguire una terapia stabile, soprattutto ora che la pandemia crea maggiori problemi”.
Queste le parole di Riccardo Magi con cui ha annunciato l’emendamento, che è stato accettato nella legge di bilancio e che include l’incremento dei fondi economici per la coltivazione di cannabis e per l’importazione dall’estero. Specialmente i fondi destinati a lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze raggiungeranno i 3,6 milioni di euro l’anno, mentre il fondo per l’importazione di cannabis terapeutica dall’estero a circa 700mila euro.

Ad oggi, la coltivazione di cannabis in Italia è sotto il monopolio di stato e lo stabilimento fiorentino, sotto il controllo dei ministeri della Salute e della Difesa è l’unico autorizzato nel nostro Paese. Il problema drammatico, mai risolto, è che a fronte di un altissimo fabbisogno per i pazienti italiani che ormai supera le 2 tonnellate e non accenna a fermarsi, la produzione a Firenze resta ben al di sotto dei 200 chilogrammi l’anno.
Quando Giulia Grillo era ministro della Salute, fece diversi tentativi affinché il ministero della Salute e l’Aifa, fornissero autorizzazioni anche ad altri enti, ma ad oggi, nulla di concreto è mai stato attuato. Siamo arrivati al punto in cui è diventato fondamentale che la coltivazione di cannabis venga aperta anche ad aziende private, o ad altre aziende pubbliche che possano lavorare per colmare questo vuoto.
“In Italia nonostante la Costituzione e la legge garantiscono il diritto alle cure, c’è un insormontabile problema di scarsa produzione che non soddisfa le esigenze e di altrettanta scarsa importazione che non sopperisce alle blanda produzione nazionale”, ha continuato a spiegare Magi sottolineando che: “Questo è un primo passo importante, gran parte del mondo sta già avanti per quanto riguarda la legalizzazione della cannabis e forse anche per l’Italia è arrivato il momento di iniziare una nuova era. Ringrazio i colleghi deputati che hanno votato il mio emendamento, la libertà di potersi curare non può avere colore politico, è una questione di rispetto e civiltà“.
E noi non potremmo essere più d’accordo.